RECENSIONE DI J.EDGAR

Il film, lungo più di due ore, narra la storia della vita di Hoover (interpretato magistralmente da Leonardo di Caprio), a partire dalla giovinezza e dal suo ingresso nell'FBI, a 29 anni. Hoover appare come un uomo duro, rigido e mirato alla carriera e alla difesa stoica della patria, bollato a vita dall'ideologia conservatrice.
La vita di Hoover scorre attraverso gli incontri e i casi fondamentali che lo portano, gradino dopo gradino, a fare di sè l'uomo che è stato poi consegnato alla storia. Fra questi incontri, anche quello con Clyde Tolson (Armie Hammer), l'unico -pare- amore della sua vita. La psicologia del protagonista si dispiega principalmente attraverso due rapporti: quello con Clyde, tormentato, oscuro e minato dal tabù dell'omosessualità (chiaramente ingigantito per un uomo tutto d'un pezzo come appariva Hoover, specie se a capo dell'FBI), e quello con la madre di Hoover, interpretata da una splendida Judi Dench.
La madre è l'unica che ha veramente capito J.Edgar, l'unica che conosce ogni sua nascosta incertezza, l'unica che sa davvero da che parte prenderlo per risollevarlo nelle difficoltà del portarsi dietro un'immagine di uomo pubblico tanto spigolosa. E' lei, anche, la fonte degli ideali fortemente anti-bolscevichi (portati all'esagerazione e quasi alla satira nel corso del film) e, come detto, conservatori di Hoover.
Per conoscere la trama basta leggere una breve biografia di Hoover: caso Linberg, caso Dillinger, una serie di successi professionali che hanno come contrappeso sulla bilancia una profonda insoddisfazione sull'ambito delle amicizie e degli affetti, quasi nulli. Tanti i riferimenti agli ambiti bui della storia americana, come gli assassini di Martin Luther King e di Bob Kennedy, la corruzione di Richard Nixon. Poco o nulla di "filmesco" aggiunge alla storia Eastwood. Piano piano si fa largo l'idea che tutta la florida carriera di Hoover sia esattamente quello che in realtà è, una proiezione di una maschera di un uomo dilaniato interiormente, incapace di ammettere a sè stesso quello che è. Il volersi imporre una morale e voler rivoluzionare il sistema di giustizia fa a pugni con l'essere giusti. Quella che è per me la scena fondamentale, nel finale, vede gli anziani Tolson e Hoover a cena insieme, come sempre nella loro vita.
Clyde racconta quello che era veramente successo nelle risoluzioni dei casi sopra citati, che non coincideva con la versione della stampa che fino a quel momento anche il film aveva presentato; la verità vedeva un Hoover defilato nelle azioni e non leader carismatico come aveva voluto dipingersi. La sequenza è simbolica rispetto a quello che credo sia il senso del film.
La storia volge al termine con la morte di Hoover, nella sua villa, con la sua badante di colore e Clyde che andrà a piangerlo subito. Ma sarà praticamente l'unico. L'opinione pubblica si maschera dietro alle frasi di circostanza nel ricordo di un uomo scomodo, il presidente Nixon tiene un discorso ricco di ipocrisia e luoghi comuni. La riflessione sulla brevità della vita umana chiude il film.
Per quello che è il mio pensiero, questo non è decisamente il miglior film di Eastwood: ero solito terminare le visioni dei suoi film o con un pugno nello stomaco o con le lacrime agli occhi, stordito dalle emozioni narrate.
Questa volta "J.Edgar" mi lascia insoddisfatto, come se mancasse qualcosa alla quadratura del cerchio, qualche elemento deve essere assente. La recitazione è ottima, come è buona anche la regia: il film risulta però troppo prolisso per una storia che, alla fin fine, non decolla mai, ma rimane più o meno sulla stessa falsa riga per tutto il film. Mi sono interrogato anche su cosa frulli in testa all'Eastwood uomo, oggi, conservatore e repubblicano da una vita che si confronta col passato torbido e oscuro degli uomini della destra americana, forse più che altre volte. Il risultato è un film a tratti confuso, quasi contraddittorio, che sembra voler essere democratico in una cornice completamente repubblicana.
Ma forse è proprio questo l'effetto che ha voluto creare il vecchio Clint, sottolineare la confusione della politica e delle ideologie?
Vi consiglio in ogni modo la visione del film, specie per gli appassionati del regista.
Ognuno potrà trovare, credo, un significato diverso e proprio alla storia e alle sue sfaccettature.
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