Si può dire che, in generale, il 2012 sia stato un anno di livello estremamente alto nel mondo della musica: è stato l'anno dei "vecchietti", come Bruce Springsteen, Neil Young, Bob Dylan, Leonard Cohen, Francesco Guccini, Rush, Steve Vai per citarne alcuni, e anche dei debutti, come quelli delle coppie Wilson/Akerfeldt e Hogarth/Barbieri, o di Jack White e Mark Tremonti come solisti. Non c'è, come spesso capita, l'album "miracoloso", ma ce ne sono tanti di ottimo livello, alcuni anche di più.
Andiamo ora a scorrere la classifica, dal decimo posto in su:
10° BLACK COUNTRY COMMUNION - AFTERGLOW 7.3/10
Da quando sono nati (2010) non hanno ancora saltato un anno, e sono al terzo cd. Benché da più parti si parli già di scioglimento e l'album potrebbe benissimo essere un lavoro solista di Glenn Hughes, è forse il migliore dei tre finora prodotti.
9° IL TEATRO DEGLI ORRORI - IL MONDO NUOVO 7.5/10
Unica presenza italiana nella top ten (e una delle poche in generale), anche Pierpaolo Capovilla & company sono arrivati al terzo album. Tanto impegno politico e tanto rock, sicuramente positivo.
8° STORM CORROSION - STORM CORROSION 7.6/10
Se il genere proposto da questo album avrà un seguito, Steven Wilson e Mikael Akerfeldt saranno sicuramente ricordati per averlo inventato. Scompare la forma canzone, a volte anche la tonalità, si gioca con gli esperimenti e le atmosfere create da due dei maggiori esponenti del progressive mondiale. Visti gli interpreti, ci si poteva aspettare anche qualcosa di più.
7° S. HOGARTH & R. BARBIERI - NOT THE WEAPON BUT THE HAND 7.8/10
Approposito di duetti e di atmosfere sperimentali. Se, a mio parere, il nuovo album dei Marillion ("Sounds that can't be made") è stato un buco nell'acqua, Steve Hogarth rimedia egregiamente grazie alla collaborazione con uno dei più geniali creatori di suoni del mondo. Il risultato è eccellente, soprattutto in alcune canzoni.
6° KIKO LOUREIRO - SOUNDS OF INNOCENCE 8/10
Di gran lunga il miglior album solista dell'anno nel mondo dei chitarristi, chilometri sopra Steve Vai (trito e ritrito il suo "Story of the light") e Mark Tremonti ("All I was" ancora acerbo). La presenza di Felipe Andreoli al basso (Angra) e Virgil Donati alla batteria garantisce valore all'enorme capacità compositiva del chitarrista brasiliano. Quasi a livello del successivo.
5° RUSH - CLOCWORK ANGELS 8.2/10
Entriamo nella top five. Ci sono quei gruppi che hanno qualcosa in più, che riescono a non ripetersi mai e a innovarsi nel tempo senza fallire. I Rush, che fanno 180 anni in tre, sono uno di questi. Più rock che progressive, "Clockwork angels" è un lavoro solido, vario, che ricorda i primi tempi (soprattutto con Caravan e The anarchist) e contemporaneamente si evolve verso il futuro.
ANATHEMA - WEATHER SYSTEMS 8.5/10
2° LEONARD COHEN - OLD IDEAS 8.6/10
Il vecchietto più vecchietto di tutti (78 anni compiuti a settembre) produce un'altra meravigliosa opera, che potremmo chiamare un'opera di anzianità. Ampiamente recensito su questo blog, "Old ideas" è un tipico album di Cohen, fortemente autobiografico, essenziale negli arrangiamenti e ricchissimo nei testi che il cantautore canadese sussurra con la sua voce bassissima. Non c'è una canzone che non funzioni. Dopo il (quasi) deludente "Dear Heather", un album da applausi.
1° JACK WHITE - BLUNDERBUSS 9/10
Come detto, non c'è l'abum che fa gridare al miracolo in questo 2012. Ma Jack White, al suo debutto da solista, spreme in "Blunderbuss" tutta la sua vena compositiva che trova le sue radici nel rock, nel blues e nel folk oltre che nei Led Zeppelin, e, con un suono tremendamente vintage, dà vita a un cd lineare, essenziale e chiaro come pochi di questi tempi. Praticamente zero virtuosismi, come scritto anche nella recensione proposta sul blog, ma grande intensità e varietà, con continui richiami agli anni sessanta e settanta. Per certi aspetti è un disco "manierista", ma funziona alla perfezione. Debutto attesissimo il suo, e White ha pienamente ripagato le attese. Disco dell'anno.
Come l'anno scorso chiudiamo con alcune citazioni di dischi che non sono finiti nella top ten ma che meritano un ugualmente un ascolto. Appena fuori dai primi dieci c'è Bob Dylan con il suo "Tempest", votato miglior album dell'anno da Rolling Stone, personalmente il mio preferito degli ultimi dieci anni assieme a "Modern times". Poi c'è il gradito ritorno dei Soundgarden, che con "King animal" mostrano che il grunge non si è ancora spento del tutto, in attesa dei Pearl Jam per il prossimo anno. Discorso a parte per i Distorted Harmony, band progressive israeliana al debutto con "Utopia": devono scrollarsi di dosso un pò di errori di gioventù, ma meritano futuro. Infine discorso a parte anche per Francesco Guccini, che, allungando la classifica, penso avrei messo all'undicesimo posto con "L'ultima thule", appunto, annunciato ultimo lavoro della sua carriera. L'anno scorso era stato Fossati a dire addio, quest'anno Guccini. Il cd, comunque, merita decisamente un ascolto.
Ultimo punto sono le note negative: è difficile farlo, ma mi tocca stroncare "Psychedelic pill", del caro vecchio Neil Young. Ripetitivo fino alla nausea, composto da due cd che paiono non arrivare mai da nessuna parte, con pezzi di lunghezze veramente dubbie per un album folk-rock (otto, sedici e addirittura ventisette minuti). Peccato. Un pò meglio ma non sufficienti sono "All I was" di Mark Tremonti, come detto anch'egli all'esordio da solista, e "Koloss" dei Meshuggah. Entrambi vivono di un paio di pezzi e niente più, il resto fa praticamente contorno. Infine, mi sento quasi in dovere di stroncare i Muse, che con "The 2nd law" credo abbiano toccato il fondo e iniziato a raschiare. Ho letto in una recensione: "i Muse meritano il titolo per il miglior album dell'anno perché sono quelli che, oggi, interpretano meglio il rock". Errata corrige: sono quelli che interpretano meglio il portafogli e le esigenze commerciali/radiofoniche del mondo musicale. Il rock, per fortuna, è un'altra cosa, e non è terreno loro.
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Jack White, "Blunderbuss" |