Naturalmente le entrate sono molto minori, anzi, nemmeno paragonabili rispetto a quelle ufficiali, ma vi accorgerete, continuando a leggere, come per una persona normale siano quasi stipendi.
Ma allora chi sono esattamente queste persone?
Per capire chi sono bisogna prima conoscere cosa fanno. Avete presente tutte quelle pagine a cui solitamente si aderisce, es.:“tutte le frasi più divertenti dei …” o “ ilvostropersonaggiopreferito”.
Una persona normale e di onesti sentimenti ( citando Gaber) pensa che i creatori di queste pagine le facciano per puro divertimento o comunque non arriverebbe mai a credere che essi possano guadagnare con quelle buffonate. Tuttavia non è così, le pagine Facebook vengono vendute attraverso determinati siti o forum. Chiariamoci, tutto ciò non è uno scoop, da quando esiste Facebook esiste questo “mercato nero” però pochi ne sono a conoscenza e pochi danno importanza alla cosa.
Ora vi mostrerò un esempio che voi stessi potrete verificare:
tutto accadde quando qualche mese fa, Wikipedia aveva cominciato a protestare contro la censura del web. Subito su Facebook sorsero vari gruppi contro la censura dell’enciclopedia online. Io decisi mettere il “mi piace” a una di queste. Tempo dopo trovai un inserzione in un forum che scoprii per caso mentre cercavo una guida per creare la pagina Facebook di questo blog. Nell’inserzione un utente metteva in vendita proprio quella pagina a favore di Wikipedia a un prezzo che ora non mi ricordo ma sicuramente intorno ai 50-80 euro. Qualcuno la acquistò, le cambiò il nome e la collegò a un blog creato ad hoc per poter aumentare le visite di esso attraverso la pagina e monetizzare attraverso Adsense. Naturalmente il blog collegato alla pagina propone post che sono la copia esatta delle notizie dell’Ansa e infatti pur avendo molte visite risulta penalizzato nei motori di ricerca (almeno Google in queste cose è equo e giusto). Io vi posterei volentieri il l’indirizzo di esso, ma per evitare proteste o altre contestazioni eviterò di pubblicarlo, ma i più curiosi possono chiedermelo per email. Il fatto grave di questa usanza è che l’utente si iscrive a una determinata pagina e poi l’amministratore di essa può fare ciò che vuole con essa: venderla, cambiare nome ecc.. Certo tutto ciò è in stile Facebook, ma finché lo fanno i dirigenti ci può anche stare, ma quando degli “smanettoni” cominciano a fare la stessa cosa allora bisogna arginare il problema.
I prezzi delle pagine vengono stabiliti in base al numero di utenti ( poi naturalmente c’è chi vuole vedere tutte le statistiche per sapere utenti attivi ecc...) e viene da chiedersi come, queste pagine, arrivano ad avere così tanti fan?
Ecco i metodi:
- Con delle persone che hanno molti amici e possono essere considerati una sorta di Pr, tuttavia questo metodo non è il più veloce.
- Con un meme o un immagine “civetta” , basta vedere come essi vengono condivisi velocemente fra molti utenti che divertiti si iscrivono alla pagine.
- Con dei software che permettono di aumentare meccanicamente le iscrizioni dei fan. Questi software sono venduti negli stessi forum e vengono allegati con un alto numero di profili falsi, tuttavia essi sono considerati illegali da Facebook e chi ne fa uso rischia di essere bannato. ( Guardate questo nostro articolo per quanto riguarda il regolamento).
L’utente quando decide di schiacciare il pulsante “mi piace” di una pagina è come se firmasse un contratto: io utente mi iscrivo alla tua pagina perché trovo interessante ciò che mi proponi. Tuttavia se l’amministratore o colui che ha comprato in un secondo momento la pagina decide di cambiare nome e argomento della pagina allora il “contratto” deve essere annullato, poiché non è più ciò che io avevo accettato.
Allora ci si chiede è possibile far terminare questa pratica? Si Basterebbe che, come hanno fatto per i gruppi, vietassero la possibilità di cambiare il nome della pagina. Ciò forse non basterebbe a eliminare completamente il fenomeno ma lo ridurrebbe dell’80% e più.
Sicuramente non è il più grande problema che affligge internet, tuttavia considero abbastanza grave che Facebook continui a non fermare questo fenomeno.
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