"13" è il tredicesimo album in studio dei Megadeth. Dave Mustaine l'aveva presentato, nelle interviste pre-uscita, come il cd più pesante che avesse mai scritto, accrescendo le già grandissime attese e aspettative sull'album. Il lavoro segna il ritorno di Dave Ellefson al basso: lo storico componente, cofondatore del gruppo, è tornato fra i compagni dopo otto anni di assenza.
"13" (scritto anche "Th1rt3en") è un classico album dei Megadeth: non sarà quella bomba esplosiva che Mustaine aveva promesso, ma fa la sua buona presenza in una grande annata per la musica come il 2011. Lo stile non è cambiato, l'heavy metal classico è sempre quello, e il fatto che sia uscito lo stesso giorno di "Lulu" dei Metallica segna, in qualche modo, un ulteriore svolta fra le due band storiche rivali: i Metallica sono cambiati, forse anche rinnovati, e hanno modificato il loro stile nel corso degli anni. I Megadeth sono rimasti sullo stile puro e cattivo degli anni '80. Per questo "13" è un disco classico.
L'album, che arriva due anni dopo "Endgame", è più immediato di quest'ultimo, e ha davvero pochi momenti di pausa: le tracce -ovviamente tredici- scorrono, una dopo l'altra, in un fiume di note, riff e assoli tutti all'insegna di uno stile pungente, cattivo.
Di pezzi davvero esaltanti non ce ne sono, di canzoni che segneranno la storia dell'heavy metal nemmeno, ma il lavoro è nel complesso buono. Il cd si apre con due canzoni dalla struttura abbastanza simile, "Sudden death" e "Public enemy No.1". La prima parla, in accordo col tipico Mustaine, di morte e distruzione, la seconda è dedicata ad Al Capone. Meglio la prima, a dire il vero, più lunga e con assoli meglio riusciti; la seconda (di cui è uscito anche il video) pecca abbastanza nel ritornello, che risulta quasi lagnoso. Niente di speciale "Whose life (is it anyways?), con suoni e riff che ricordano quasi il grunge e Alice in Chains, mentre già più intrigante è "We the people", con un testo impegnato secondo le idee politiche più volte espresse da Mustaine, conla rivoluzione sullo sfondo, un ritmo originale e un assolo molto ben riuscito. "Guns, drugs & money" è forse il pezzo meno riuscito, nonostante un approcccio groove-metal: il testo sembra quasi uno sproloquio di un adolescente dopo una sbronza e la costante ambientazione in Messico farà discutere.
Bella l'accoppiata "Never dead"-"New world order", che tira su un pò l'andamento del cd e lo porta forse ai livelli massimi per quanto riguarda questo lavoro. La prima ha un riff felocissimo e dirompente, buono per l'headbanging, dopo un intro semi-acustica, unica pecca sono gli assoli che lasciano un pò di amaro in bocca. La seconda, con un testo che parla di religione e in particolare delle redazione della bibbia, è una canzone del '91 pubblicata solo oggi, con andamento saltellante nella prima parte e molto più heavy nella seconda, con assoli fra i più riusciti del cd.
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Dave Ellefson |
Risultano un pò dispersive "Fast lane" e "Black swan", nonostante quest'ultima presenti forse il ritornello più cantabile del cd. C'è molta velocità e molta cattiveria, ma alla fine si ha l'impressione di non arrivare mai al punto. Decisamente migliore è "Wreacker": un testo che sembra parlare di una donna che rovina senza motivazioni una storia d'amore (la "distruttrice" del titolo) mischiata a riff cattivi e carichi il giusto. Non mi piace la seguente "Millenium of the blind", che pare essere all'inizio una ballata, con un arpeggio a cui si sovrappone un assolo francamente troppo tecnico, per poi trasformarsi in un altro pezzo con ispirazioni groove metal, con un riff molto lento e cadenzato, ripetitivo a lungo andare.
"Deadly nightshade" è un altra delle tracce migliori: il riff è potente, cattivo, forse un pò ripetitivo dopo un pò, ma carico. Il ritornello non è eccezionale, ma gli assoli sono molto validi e l'orchestrazione generale (se di orchestrazione si può parlare in un pezzo heavy-metal) risulta la migliore dell'album.
L'album si chiude con la traccia più lunga, la tredicesima, "13": quasi sei minuti in cui si fondono vari elementi "megadethiani" come un intro semi-acustico, un cantato (finalmente!) espressivo e quasi inquietante di Mustaine, un tono epico e assoli molto ben fatti. In generale non ha forse quel guizzo che la può far spiccare sopra le altre canzoni ma è ben costruita.
In conclusione, cosa si può dire: si sente il ritorno di Ellefson, i giri di basso sono più presenti e hanno un tocco diverso, ma pecca ancora leggermente la batteria di Shawn Drover, che si limita quasi sempre ha fare il suo compitino -anche su ritmiche complicate, ineccepibilmente- senza mai uscire dalla parte. Broderick ha una tecnica mostruosa, e lo sappiamo tutti, ma gli assoli sono troppo farciti di tecnica, col quasi totale sacrificio della melodia. Nonostante questo, l'album merita più della sufficenza perchè, in un'ora, è capace di non stancare, e anche se non ha pezzi di spicco riesce a distinguersi grazie a canzoni come "Never dead", "Wreacker", "Deadly nightshade" e "13" che saranno, probabilmente, suonate spesso nel tour. E poi i Megadeth sono sempre i Megadeth, dopo quasi trent'anni di heavy metal..
Voto: 6,5
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