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mercoledì 26 ottobre 2011

Crisi europea


Il tema di questa settimana è attuale, molto sentito da noi cittadini Italiani, ma in generale, anche da tutti gli europei. Premetto io non sono laureato in economia, tuttavia cercherò di riepilogare e condensare assieme agli altri autori i pareri riguardo a questo argomento. 

Iniziamo questo approfondimento con immagini pubblicate dal The New York Times riguardo ai debiti degli stati e le loro implicazioni.
Nell'immagine vengono mostrati gli stati altamente a rischio: prima di tutto la Grecia, poi il Portogallo, l’Irlanda e, purtroppo, anche l’Italia. In particolare è intressante sapere che le banche Francesi possiedono 365.8 miliardi di euro del debito italiano e non solo, infatti dalla figura si nota che possiedono anche parte dei debiti della Grecia, Portogallo e Irlanda. Non possiamo definire buona la situazione delle banche francesi e quindi dello stesso stato, che non ha  certamente valutato in maniera opportuna i suoi investimenti che dovevano fruttargli condizioni vantaggiose in contratti con imprese statali, contratti per l’esportazioni di energia e molto altro. 
È possibile anche vedere come il gruppo degli stati nel centro, quelli pericolosi, possano causare una reazione a catena che potrebbe coinvolgere anche nazioni che all’apparenza non sembrano essere toccate dalla crisi come la Germania e il Regno Unito. La maggior parte degli stati “a rischio” sono nel sud dell’Europa a parte l’Irlanda, anche lei afflitta dalla crisi economica ma per ragioni diverse. 

L’Irlanda alla fine degli anni ottanta si trovava in una situazione economica non buona, ma dagli anni 90 la sua economia iniziò una rapida ripresa. La ripresa era causata da grandi investimenti di multinazionali che si occupavano soprattutto di tecnologia e lo stesso New York Times parlava dell’economia Irlandese come un miracolo economico (quindi o chi curava l’articolo era poco informato o non siamo gli unici a non avere una laurea in economia).
Il boom Iralndese, tuttavia, non si è dimostrato duraturo, probabilmente perché le istituzioni non sono riuscite a controllare: il cambiamento da un economia  arretrata a un economia supermoderna basata sulla tecnologia e su Internet , la crisi del mercato immobiliare causata da alti tassi di interesse e infine la crisi economica mondiale del 2008. Tempo fa aveva trattato questo argomento anche il programma televisivo Report, tuttavia non sono riuscito a ritrovare il video in rete.

La domanda allora sorge spontanea, qualcuno ci guadagna con questa crisi?
, i paesi emergenti, in particolare la Cina pronta a rafforzare il suo controllo sugli stati europei, sostanzialmente vuole intraprendere la stessa mossa che fece la Francia, però a crisi già inoltrata  nella speranza di ottenere contratti favorevoli e di aumentare le esportazioni dei  prodotti.
Potrebbe l’Europa passare sotto una più ampia influenza Cinese? Chissà, staremo a vedere. 
Domani troverete un altro articolo scritto da Marco e così potrete sentire anche il suo punto di vista.

Fonti:
The New York Times
Report (programma televisivo)

State connessi, state felici!!!

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