Video musicale del cantante melodico Nello Liberti, per cui la procura antimafia ora chiede l'arresto. La canzone è stata scritta nel 2004, proprio quando il potere dei Di Lauro (il clan, amminstrato da Cosimo Di Lauro figlio di Paolo, vero artefice della loro fortuna, gestiva in pratica l'intero traffico di droga di Napoli, fatturando 500 000 euro al giorno con il solo narcotraffico) era messo in discussione dagli scissionisti o spagnoli e scoppiava così la faida di Scampia o guerra di Secondigliano.
Ovviamente, la parte più rilevante per un articolo sulla mafia è il messaggio del testo ( lascio dunque a voi, con grande rammarico, l'analisi musicale della canzone). Come si intuisce dal titolo ("o' capoclan"), l'oggetto di cui parla la canzone è il boss di camorra. Mancando nel testo riferimenti precisi o cenni autobiografici particolari, risulta difficile individuare il capoclan a cui potrebbe essere ispirata, perciò la interpreto come una sorta di identikit del boss qualunque. Ora io non so se la canzone sia stata scritta per compiacere particolarmente qualcuno, ma le parole che vengono usate sono davvero inquietanti e al limite dell'assurdità.
Nel corso della canzone però, riscontro anche quelle caratteristiche e quei valori di cui i camorristi, così come gli altri mafiosi, si sono sempre fatti garanti; ovvero del valore della famiglia, del "rispetto", della loro povera origine, della "libertà" e delle loro abilità mangeriali.
Insomma, questa canzone mi sembra un ottimo strumento per vedere come è vista la mafia nei posti in cui essa è più radicata, risultando quasi l'unica realtà conosciuta e forse immaginabile. Forse non ce ne rendiamo conto, ma è più facile di quanto si pensi vivere inconsciamente con un'idea distorta e imposta della realtà. Quante volte è capitato nel corso della storia che popoli interi, addormentati in massa da un abile dittatore, da una casta corrotta, o da un'accecante ideale, si siano lasciati strappare via ogni diritto e libertà senza alzare un dito? questa canzone, più che l'identikit del boss, sembra lo spaventoso identikit di ogni popolo sottomesso: esso viene sventrato e derubato di ogni cosa, ma non dice una parola. In questo caso parla, anzi canta; ma è uno o ancora profondamente addormentato o semplicemente pagato per sembrarlo (e forse sarebbe meglio se fosse così).
Nessun commento:
Posta un commento