
"Grace for drowning" è,
ufficialmente, il secondo album da solista di Wilson, dopo
"Insurgentes" del 2008. Come ha spiegato l'artista,
"Insurgentes" era un tuffo nella musica degli anni '80 che amava,
mentre "Grace for drowning" va a pescare ancora più indietro, negli
anni '70, nei King Crimson, nei Genesis, nei Pink Floyd. E' un disco, in
qualche maniera, che si stacca completamente da "Insurgentes", per
questa sua classica anima progressive e una psichedelia fortissima.
Il lavoro è fatto di due cd, della durata di
circa 40 minuti l'uno, -durata tipica dei vinili, come ha voluto sottolineare
Wilson- il primo intitolato "Deform to form a star" e il secondo
"Like dust I have cleared from my eye".Come ha spiegato Wilson, nel
testo di "Deform to form a star" sta un pò il senso del disco: la
bellezza delle cose imperfette, volutamente rese o lasciate tali. Anche questo
è un ricordo degli anni '70, e dei dischi che avevano alcune imperfezioni che
li rendevano bellissimi, e a loro modo perfetti. I metodi di produzione non
erano raffinati e impeccabili come oggi, e negli errori si poteva trovare
qualcosa di irripetibile e affascinante. Nel primo disco sono tre le
strumentali (se si considera che "Grace for drowning", il brano
introduttivo, ha al suo interno solo dei cori), "Sectarian" è la più
lunga e complessa, "Raider prelude" è solo un anticipazione di quello
che è il secondo cd. "Deform to form a star", "No part of
me" e "Remainder the black dog" sono tre canzoni in stile Steven
Wilson, tanta psichedelia, tante tastiere, arrangiamenti polifonici e a tratti
veramente geniali. "Remainder the black dog", si distingue per la sua
lunghezza, ben 9 minuti e mezzo, per la sua estrema psichedelia mischiata ad
alcuni riff hard-rock e, come "Deform to form a star", è uno dei
pezzi migliori del doppio cd. "Postcard" è forse il brano più pop (!)
dell'album, che è passato anche in radio in Inghilterra.

Che dire, "Grace for drowning" non
è un probabilmente un album facile all'ascolto per chi non ama il genere, ma
merita veramente di essere considerato come uno dei migliori lavori del 2011.
Come si sarà intuito magari confrontando le recensioni, si muove sulla stessa linea
di "Heritage", ma quando questo mi era apparso scarno di idee e
ispirazione, questo è l'esatto contrario, ricco di materiale e di genialità. I
turnisti (alla faccia dei turnisti) nel cd sono nomi altisonanti nel mondo
della musica, come Tony Levin al basso, Jordan Rudess alle tastiere, Steve
Hackett alla chitarra, Theo Travis al sassofono. Senza contare l'annunciata
partecipazione di Marco Minnemann alla batteria durante il tour (che, purtroppo, non toccherà l'Italia).
In conclusione, voglio consigliare vivamente
l'ascolto del cd, soprattutto per gli amanti del rock psichedelico, che vi
troveranno sicuramente terreno di passione.
Voto: 8
Marco
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