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martedì 11 ottobre 2011

Recensione del film "La febbre dell'oro"


Se avessi proposto la visione di un film in bianco e nero, per di più muto, agli amici, non avrei ottenuto altro che risate e sbuffi. Anche se il film è  ''La febbre dell'oro'' di Charlie Chaplin.
Allora come meglio sfruttare un noioso pomeriggio ?
Non è difficile trovarlo in Streaming in qualità abbastanza buona e mi preparo per guardarlo.
Il film, girato nel 1925, è ambientato al tempo della ricerca dell'oro (anche se l'inglese Gold Rush dà meglio l'idea di quanto ossessiva potesse essere questa ricerca per chi l'intraprendeva) nelle fredde terre d'Alaska che ha ispirato tanti film e libri di avventura.
Quasi subito facciamo conoscenza con il protagonista, l'intramontabile Charlot, solitario ometto divenuto cercatore, che presto dovrà vedersela con una tempesta di neve.
Individuata una baracca, decide di trovarvi riparo, senza sapere che questa ha già un abitatore, un losco fuorilegge, Black Larson.
Un altro cercatore, Big Jim, appena dopo aver individuato un enorme giacimento d'oro, è costretto a rifugiarsi nella capanna per via della tormenta di neve.
Dopo diverso tempo, scarseggiando i viveri, Larson lascia il rifugio, ma si imbatte negli uomini che lo stanno cercando nonostante il maltempo e li uccide.
Trova quindi il giacimento scoperto da Big Jim con il quale avrà uno scontro.
Charlot, calmatasi la bufera, intanto è giunto in un tabarin, paragonabile a quello che nell'West era un saloon, in un villaggio vicino. Qui fa per la prima volta la comparsa Giorgia, ballerina, che balla con lui per ingelosire il prepotente Jack.
Lui non può fare altro che invaghirsi di lei e, da nobile cavaliere, si batte con Jack che la importuna, mandandolo al tappeto grazie a un colpo di fortuna.
Qualche tempo dopo, la notte di Capodanno, il paese è in festa, ma Charlot rimane nella cascina che si è impegnato a custodire davanti alla tavola apparecchiata, aspettando la sua bella con cui ha ottenuto un appuntamento, senza sapere che questa non arriverà.
Finalmente fa la sua ricomparsa Big Jim che non riesce a rintracciare la sua vena d'oro. Lui e Charlot partono per ritrovarla e fare fortuna.
La scena finale li mostra insieme su un Transatlantico, ormai milionari e circondati dalla stampa.
Difficile aggiungere altro senza rovinare la poesia contenuta nel film.
Semplice, solo per poter essere maledettamente complesso.
Bianco e nero. Dialoghi ridotti all'osso riportati su cartelli neri. La musica, sebbene a volte un po' tediosa, composta appositamente per il film da Chaplin stesso.
Se vogliamo prestare un po' di attenzione, tra una risata e l'altra, immancabili data la tale carica di comicità del personaggio di Charlot, troveremo qualche tematica, se non seria, almeno seriosa.
Come non accorgersi delle difficoltà affrontate dagli uomini che vissero realmente le avventure che ispirarono il film ?
Come non percepire lo smarrimento del vagabondo giunto in una terra che non gli
appartiene, impettito e solo di fronte alla gente del paese che balla ?
Come non sentire anche un po' propria la sua avventura amorosa con quell' inspiegabile comportamento di Giorgia, simbolo di ogni donna volubile ?
E che dire del finale ? Forse meglio lasciare al Lettore una sicuramente più profonda interpretazione.
Francesco

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